FONDAZIONE PINO PASCALI

OSPITALITÀ DELLO SGUARDO

ISABELLA MONGELLI

OSPITALITÀ DELLO SGUARDO

FONDAZIONE
PINO PASCALI

ISABELLA
MONGELLI

OSPITALITÀ DELLO SGUARDO
Percorsi di ricerca artistica
lungo i cammini di Puglia
a cura di
Isabella Battista
Carmelo Cipriani
Alexander Larrarte
crediti fotografici
© 2023 Marino Colucci
promosso da
OSPITALITÀ DELLO SGUARDO

Percorsi di ricerca
artistica lungo i cammini di Puglia
a cura di

Isabella Battista
Carmelo Cipriani
Alexander Larrarte
crediti fotografici
© 2023 Marino Colucci

promosso da

Il progetto costituisce un esempio significativo di come l’arte contemporanea rappresenti un viatico essenziale per interpretare e promuovere il patrimonio materiale e immateriale del paese. Un’indagine attenta in reciproco scambio con le comunità, affidata agli artisti Francesco Arena, Bianco-Valente, Rossella Biscotti, Silvia Camporesi, Silvia Giambrone, Guido Guidi, Francesco Jodice, Pino Musi, Luigi Presicce, Agnese Purgatorio, Massimo Uberti e Costas Varotsos, e articolata in tre sezioni interconnesse tra loro: On the road, Focus, Workshop/Lectiones Magistrales. Sollevato da qualsivoglia funzione espiatoria e oltre il mero concetto di transito, il cammino, nelle sue diverse articolazioni, ha assunto un inedito valore simbolico e culturale.

Sviluppato lungo i tracciati dell’antica via Francigena, il progetto ha lavorato sul legame tra arte visiva e territorio, incrociando lavoro teorico (dei due grandi maestri: Guido Guidi e Costas Varotsos) e fase pratica, con gli artisti impegnati nei workshop e nei percorsi di residenza, che nel loro operare hanno esplorato spazi, indagato e ricostruito storie, coinvolto comunità. Un’articolazione complessa, in grado di definire spazialità ampie ed evoluzioni mistiche, recuperando ritualità e ruralità, ha trovato dimora all’interno del Teatro Kursaal. Uno luogo in cui si sono concentrati i nuovi impulsi regionali di visione e cultura. Qui la Fondazione Pascali ha già operato promuovendo la personale dell’artista Fiorella Rizzo “Il vero oltre il visibile” e la mostra “Sala Cielo, progetti e visioni di Alfredo Pirri”: eventi che hanno identificato con l’arte contemporanea un asse prioritario per la destinazione di questo nuovo contenitore.

Indirizzo confermato da “Ospitalità dello sguardo” attraverso cui la Fondazione ha attuato una progettualità condivisa e diffusa, coinvolgendo dodici artisti di fama nazionale ed internazionale, ma anche accrescendo il patrimonio pubblico mediante l’acquisizione delle opere prodotte, tre delle quali (quelle di Francesco Arena, Rossella Biscotti e Luigi Presicce) costituiscono il primo nucleo della nuova collezione di arte contemporanea del Kursaal Santalucia. Tre opere rilevanti, tre immagini intime, tre “autoritratti” di tre straordinari autori di questa terra. Francesco Arena espone la propria altezza come barra monolitica atta a misurare la discrepanza tra il “nostro habitat” e il resto dell’esistente; Luigi Presicce osserva dall’alto, con gli occhi di suo figlio, la platea del teatro ed i suoi ospiti in forma di tableau vivant; Rossella Biscotti blocca memorie famigliari in conglomerati di cemento e bauxite, come planetoidi, con suoi indumenti d’infanzia, come mete di vacanze esatte nello spazio e lontane nel tempo.

01

FOCUS

Silvia Camporesi
Putignano

Il compositore veneziano Luigi Nono ha raccontato di aver letto sul muro di un chiostro a Toledo l’iscrizione “Caminantes, no hay caminos, hay que caminar” (O voi che camminate, non ci sono strade, c’è da camminare”. La frase, che sposta la centralità del cammino dall’oggetto al concetto, dalla via da percorrere all’atto in sé, è per il musicista una folgorazione, tanto che la usa per intitolare una sua opera. Stessa illuminazione e medesime considerazioni hanno animato Silvia Camporesi nel suo percorso di residenza tra i cammini di Putignano, sentieri di natura religiosa che si intrecciano con altri di ordine agricolo. Non importa il motivo del cammino, ciò che conta è l’atto in sé e quello che emozionalmente determina. “Ho camminato nella riserva di Torre Guaceto, lungo il Canale di Pirro e i tratturi del Barsento – ha detto l’artista – e nei luoghi, riflettendo sull’analogia sentiero-vita, ho scelto quattro immagini che nel mio pensiero indicano punti cruciali dei cammini percorsi”. Camporesi ci restituisce nelle sue foto un paesaggio plurimo puntando l’attenzione sul fascino della scoperta, possibile solo non abbandonandosi a percorsi prestabiliti. Nella vita come nel cammino, ci dice l’artista, è necessario rifiutare i dogmi e aprirsi al sogno, all’utopia, alla ricerca costante.

Silvia Camporesi

Caminantes, no hay caminos, hay que caminar, 2023

Caminantes #1, inkjet print, cm 37,5×27, bianco e nero, colorata a mano
Caminantes #2, inkjet print, cm 37,5×27, bianco e nero, colorata a mano
Caminantes #3, inkjet print, cm 24×18, colori, con intervento kirigami
Caminantes #4, inkjet print, cm 37,5×27, bianco e nero, colorata a mano

01

FOCUS

Silvia Giambrone
Margherita di Savoia

Nella tradizionale iconografia cristiana San Michele Arcangelo sconfigge Lucifero – l’angelo caduto che aveva osato mettere in discussione il potere di Dio – brandendo la spada, simbolo di giustizia divina, e reggendo lo scudo su cui si legge Quis ut Deus? (Chi è come Dio?). Silvia Giambrone ha percorso il cammino che congiunge la litoranea alla via Micaelica, che dalle saline di Margherita di Savoia porta a Monte Sant’Angelo, passando per il sito archeologico di Siponto e l’Oasi naturale Laguna del Re presso Manfredonia. In questo cammino storico, artistico, religioso, naturale, ha riflettuto sulle necessità che spingono i viandanti ad intraprendere il cammino. Come Leonardo, che nell’Arcangelo Gabriele dell’Annunciazione degli Uffizi (1472-1475), alle convenzionali ali colorate ha sostituito quelle di un uccello reale, anche l’artista immagina le ali di San Michele come quelle di un cormorano (specie protetta che, insieme ad altre, popola il parco delle Saline). Nel trittico, tra le ali, al posto del corpo dell’Arcangelo, posiziona la frase che lo contraddistingue, segnata su una tavoletta di ardesia. Sostituendo la domanda al santo, l’artista induce il visitare ad interrogarsi sulla natura del divino e sulla costante tensione dell’umano verso il trascendente, illustrandoci al contempo come quest’ultimo non risieda lontano da noi, ma attorno a noi, nella natura che ci circonda.

Silvia Giambrone

Quis ut Deus?, 2023 Collage e stampa fotografica su carta,
cm 145×57 Gessetto su ardesia, 20×20 cm Collage e stampa
fotografica su carta, cm 145×57

01

FOCUS

Massimo Uberti
Pietramontecorvino

“Attraversare l’Italia per giungere a Pietramontecorvino sui Monti Dauni equivale a fare un viaggio nel tempo oltre che nello spazio”. Massimo Uberti è giunto a Pietramontecorvino di domenica, un giorno di festa, ed è accolto come si conviene a un ospite: con un pranzo in famiglia. Circondato dai boschi e da campi di grano dove la vista spazia sino al mare, la creazione dell’opera si è mossa verso nuovi orizzonti. Nel corso della sua residenza ha incrociato luoghi, persone, storie. Questi incontri, sia geografici che umani, li ha sintetizzati nell’incontro di due lunghi neon, simili a tracciati rettilinei, sospesi su due laterizi, elementi diffusi in Lombardia, sua terra d’origine, ma anche a Pietramontecorvino. I neon non hanno una direzione unica ma possono proseguire in un senso e nell’altro ad indicare il continuo mutare della traiettoria, il perpetuo divenire del cammino.

Massimo Uberti

Percorsi, 2023 Mattoni, acrilico,
neon e trasformatore, cm 200x40x12

01

FOCUS

Bianco – Valente
Minervino di Lecce

Se la vita e lo scorrere del tempo creano le condizioni per allontanarci gli uni dagli altri, come individui e come corpo sociale agiamo attivamente per contrastare questa deriva, ancor di più nei luoghi caratterizzati da flussi migratori che continuano a rendere più rado il tessuto di storie ed esperienze comuni. Parliamo spesso di radici, come se sentissimo il legame viscerale con la terra e con le strade dei nostri luoghi, in realtà è alle persone che hanno vissuto con noi quei luoghi che siamo legati. Quegli stessi luoghi, privati delle persone e delle storie condivise, ci sarebbero quasi del tutto indifferenti. Il giorno in cui, atto performativo ideato e realizzato durante il periodo di residenza di Giovanna Bianco e Pino Valente a Minervino di Lecce, mette in scena proprio l’agire di queste due forze contrastanti. Donne, uomini, adolescenti e bambini afferrano il braccio, il polso o la mano di un’altra persona, usando poi la forza di gravità per mettere in tensione la scena.

Bianco – Valente (sul fodndo)

Il giorno in cui, 2023 Atto performativo, Minervino di Lecce,
2023 Stampa blueback, cm 410×290

02

ON THE ROAD

Francesco Arena
Celle San Vito

Il compositore veneziano Luigi Nono ha raccontato di aver letto sul muro di un chiostro a Toledo l’iscrizione “Caminantes, no hay caminos, hay que caminar” (O voi che camminate, non ci sono strade, c’è da camminare”. La frase, che sposta la centralità del cammino dall’oggetto al concetto, dalla via da percorrere all’atto in sé, è per il musicista una folgorazione, tanto che la usa per intitolare una sua opera. Stessa illuminazione e medesime considerazioni hanno animato Silvia Camporesi nel suo percorso di residenza tra i cammini di Putignano, sentieri di natura religiosa che si intrecciano con altri di ordine agricolo. Non importa il motivo del cammino, ciò che conta è l’atto in sé e quello che emozionalmente determina. “Ho camminato nella riserva di Torre Guaceto, lungo il Canale di Pirro e i tratturi del Barsento – ha detto l’artista – e nei luoghi, riflettendo sull’analogia sentiero-vita, ho scelto quattro immagini che nel mio pensiero indicano punti cruciali dei cammini percorsi”. Camporesi ci restituisce nelle sue foto un paesaggio plurimo puntando l’attenzione sul fascino della scoperta, possibile solo non abbandonandosi a percorsi prestabiliti. Nella vita come nel cammino, ci dice l’artista, è necessario rifiutare i dogmi e aprirsi al sogno, all’utopia, alla ricerca costante.

Francesco Arena

La misura delle cose (barra Francesco),
2023 Bronzo lucidato, cm 10×166,5×10 Edizione unica

02

ON THE ROAD

Rossella Biscotti
Brindisi

L’opera rielabora la ricerca scultorea iniziata da Rossella Biscotti con A Shirt, Blue Pants, Blue jeans, a towel, un’installazione realizzata nel 2018 per la Kunst-Station Sankt-Peter di Colonia in Germania. L’installazione era composta da una serie di sfere e parallelepipedi in cemento in cui erano incastonati tessuti usati dalle persone della comunità che ospitava l’installazione. Ieri come oggi il cemento rievoca lo spazio della città. I vestiti si inseriscono nel cemento come tracce e testimonianze di momenti privati, compromettendo l’unità del materiale. Per “Ospitalità dello sguardo” Biscotti ha approfondito questa ricerca scultorea e l’ha riconfigurata in una nuova riflessione sul cambiamento del paesaggio rurale e sulla costruzione di comunità che si modificano nel tempo. Tra i materiali, oltre al cemento e al tessuto, è aggiunta la terra ricca di bauxite, rievocativa del cammino che congiunge Brindisi ad Otranto e di lì il Capo di Leuca. Millenovecentoottantuno parte da un processo di conoscenza e condivisione che è iniziato quell’anno, quando l’artista aveva tre anni e la sua famiglia trascorreva i mesi estivi nel Salento, ospite di una delle prime costruzioni per turisti. A partire dal 1981 l’artista ha attraversato ogni anno quei luoghi, vivendo e partecipando al cambiamento, facendosi testimone del primo sviluppo turistico del Salento. Nell’opera un gesto individuale, il camminare, si intreccia alla storia culturale e socio-economica del luogo: è una traccia di un’esperienza intima e personale intessuta alla storia sociale e politica della regione.

Rossella Biscotti (in primo piano)

Millenovecentoottantuno, 2023 Vestiti, cemento,
terra Due sfere di cm 40 di diametro, cubo cm 33×33

02

ON THE ROAD

Luigi Presicce
Castel del Monte

La perfezione e la magia di Castel del Monte unite all’atto del camminare hanno dato origine ad un nuovo tableau vivant di Luigi Presicce. L’artista, noto per le sue performance in cui contamina storia dell’arte, alchimia, folklore, storia personale e collettiva, traduce il suo individuale peregrinare in un’immagine processionale dal forte impatto scenico. L’opera recupera le forme de L’angelo ferito (1903), il dipinto più celebre del pittore simbolista finlandese Hugo Simberg. Enigmatico, impegnato, visionario, questo quadro per Presicce richiama un aspetto fondamentale della tradizione pugliese, il trasporto dei Santi nelle processioni, ma anche un elemento fermo nella sua memoria: le sedute fatte dai bambini con le mani intrecciate per portarsi a spasso nei momenti di gioco.

Luigi Presicce

Il cherubino rubato, 2023, performance per
spettatori occasionali. Lungarno Santa Rosa, Firenze.
Fotografia di Jacopo Menzani

02

ON THE ROAD

Agnese Purgatorio
Castel del Monte

L’opera nasce da un percorso intriso di tracce, simboli, riti arcaici e linguaggi rituali. Durante la residenza l’artista si è inoltrata nelle trame della memoria collettiva e delle narrazioni agiografiche di Monte Sant’Angelo, per riabilitarne la visione, de-costruirne il linguaggio e reinventarlo in una alchimia di immagini e performance. Agnese Purgatorio nei suoi progetti artistici attraversa la storia e la decontestualizza, ribaltando il senso ovvio delle formule patriarcali. Anche in questo caso crea un percorso di immagini, suoni corpo/ materia, con una visione straniante e onirica. Il risultato è un trittico che consiste in un light box, una pietra incisa con la scritta “SENZA PESO SENZA POLVERE” e un video che contiene immagini di alcune azioni realizzate durante la residenza.

Agnese Purgatorio

Senza peso, senza polvere, 2023 incisa, cm 35×50

Senza peso, senza polvere, 2023, video, 7’52